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FOCUS TEMATICI

ETR 300 “Settebello”, il treno dei desideri

"Il “Settebello” – quel miracolo meccanico – che fonde armoniosamente metalli e cristalli e sembra un salotto viaggiante e corre come il vento sui regoli d’acciaio – accoglie la giovane coppia e la trasporta attraverso le ondulazioni della campagna romana, i declivi verdi di cipressi della Toscana e attraversando l’Appennino  nella grande galleria della “direttissima” li porta a Bologna."

(Da: M. A. Tuninetti, “La sposa del settebello”, in Voci della Rotaia, 1959)

"Un veicolo  ferroviario  unico  nel suo genere dove la carrozza  di testa è interamente  messa  a  disposizione  dei  viaggiatori  con  uno spazio aperto e unitario, fornito di ampie finestrature panoramiche, popolato da  poltroncine  girevoli e salottini. (…) All'interno  dell'open space è possibile muoversi liberamente e riproporre modalita di relazione personali e di attivita confrontabili con quelle della scena domestica. Composto di sette carrozze di cui quattro per i passeggeri e tre per i servizi sul treno, ristorante-bar, cucina, bagagliaio, l'Etr 300 è bidirezionale, con  carrozze  panoramiche  in  testa e cabina  di  guida sopraelevata."

(Alberto Bassi, Giulio Minoletti e il Settebello, 2012)

L’ETR 300 Settebello non fu soltanto un treno ma una vera e propria icona, un simbolo dell’Italia  del “boom economico”, di quella stagione, a cavallo tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’60,  che propose al mondo una nuova immagine del nostro Paese. Superate le difficoltà del dopoguerra, l’Italia si presentava come una nazione in sensibile ascesa economica caratterizzata da una forte crescita dell’industria e da una vivace vita culturale.  I prodotti della nostra industria erano caratterizzati da un  design raffinato, che si stava imponendo in tutto il mondo al pari delle immagini provenienti dalle realizzazioni della cultura, del design e delle arti figurative.  Si affermava così, fuori dai nostri confini, l’idea di un “italian style” che riuniva in un tutt’uno suggestivo i prodotti della moda, quelli dell’industria e perfino le espressioni più alte della creatività artistica della neonata industria cinematografica nazionale.

Il Settebello divenne, anche per questo, un’immagine iconica di quel periodo, con la sua elegante livrea grigia, con le sue forme aerodinamiche e armoniose, tipicamente “italiane”, con l’eccellente livello del servizio offerto e il comfort degli interni, eleganti e straordinariamente moderni.  

Una nuova idea del viaggio in  treno si affermava, interpretando i veloci mutamenti sociali che stavano rivoluzionando consumi e stili di vita degli italiani. L’eleganza delle forme di questo nuovo treno attrasse ben presto il mondo della comunicazione e della moda ed il il Settebello fu usato, a più riprese, come location per importanti sfilate delle nostre migliori sartorie (Gattinoni, Sorelle Fontana, Carosa) divenendo oggetto di ammirazione ed attenzione da parte dell’opinione pubblica e della stampa internazionale. Come avvenne per molti aspetti della creatività italiana di quel periodo, furono soprattutto gli americani a rivolgere attenzione e interesse per questo  nuovo modello di treno che si presentava con caratteri di stile originali ma anche, per certi aspetti, simili ai moderni e avveniristici  convogli americani mostrati in tanti film di Hollywood.

Caratteristiche dell’ETR 300 Settebello

Realizzato nel 1952 dalla Breda Ferroviaria e Breda Costruzioni Elettromeccaniche nelle Officne di Sesto San Giovanni fu prodotto in tre esemplari tra il 1952 e il 1959. Aveva una capacità di 160 posti a sedere (portati poi, alla fine degli anni ’60, a 190 trasformando la vettura bagagliaio). Misurava 165,5 m ed era composto da n. 7 elementi con due cabine di guida poste alle estremità che consentivano la guida bidirezionale. Il frontale, di chiara impronta aeronautica, era bombato e caratterizzato da un vetro panoramico sviluppato per 180° che circondava un salottino di prima classe dotato di 11 posti, il cosiddetto “belvedere”. Grazie a questa grande finestra semicircolare il viaggiatore poteva godere di una vista frontale di grande spettacolarità. Le cabine di guida erano poste al di sopra dello spazio passeggeri, leggermente arretrate, una soluzione molto innovativa per i tempi, che offriva comunque una buona visuale ai macchinisti. I 12 motori sviluppavano una potenza oraria di 1.800 kW continuativi che furono portati a 2.616 kW con le innovazioni meccaniche successive al 1969. Il treno poteva raggiungere una velocità di 160 Km/h (innalzata a 200 Km/h dopo il 1969). Caratteristici e di grande effetto estetico i passaruota bombati che contenevano i carrelli come delle grandi “guance”. Realizzati in verde magnolia, contrastavano con l’elegante grigio ardesia della carrozzeria conferendo al treno una linea originale ed un’estetica di grande impatto visivo.

La progettazione degli interni e degli arredi venne affidata all’architetto Giulio Minoletti che si avvalse della collaborazione di  Gio Ponti. Tutte le carrozze erano suddivise in scomparti a saloncino da 10 posti ognuno, con divanetti e poltrone orientabili dotate di piccoli tavolinetti monogamba con pattumiera inserita nello stelo. Grandi vetrate panoramiche correvano lungo i fianchi del treno offrendo al viaggiatore una grande visuale esterna; tutto il convoglio era attrezzato per la radio diffusione sonora ed era dotato di un modernissimo impianto di condizionamento dell’aria. Nei belvedere, nei compartimenti e nel bar–ristorante erano stati montati, con funzione decorativa, pannelli a parete realizzati in forme figurative ed astratte da alcuni tra i maggiori pittori italiani dell’epoca (Riccardo Ricas, Santambrogio, Enrico Ciuti, lo stesso Giò Ponti e Antonia Tomasini). Tutti i materiali, le tappezzerie e i particolari di arredo erano di elevata qualità: il meglio che potessero offrire l’industria e l’artigianato italiani. Il treno aveva in composizione anche una carrozza ristorante di gran lusso attrezzata con una moderna cucina in acciaio inox. Era stata, inoltre, prevista la possibilità di avere telefoni pubblici a bordo. I WC erano distinti per uomini e per donne; nei bagni delle signore era prevista un’anticamera con specchio e sgabello. Nel treno era, inoltre funzionante una bottega–edicola–tabacchi rifornita con le maggiori riviste europee e mondiali.