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FOCUS TEMATICI

Donne in FS

La presenza femminile all’interno dell’organizzazione FS risale ai primordi del trasporto su rotaia. Le mansioni a loro dedicate sono dapprima molto marginali e lontane dalla vera vita ferroviaria, considerata troppo faticosa per il gentil sesso. Consultando l’evolversi dei “Regolamenti per il personale FS” è possibile imbattersi in alcune figure professionali femminili per il presenziamento delle linee e delle stazioni, in qualità di casellanti o addette alla pulizia. 

Con la Prima guerra mondiale emerse la possibilità di una – seppur momentanea – emancipazione: il personale maschile FS fu “prestato” al conflitto bellico e le mansioni ferroviarie furono espletate da donne. Erano le mogli e le sorelle dei combattenti, che garantirono il servizio e la propria sussistenza. Ma la mentalità dell’epoca non era pronta: nel 1918, finita la guerra, la quasi totalità del personale femminile fu congedato senza troppi complimenti.  

Nell’inverno del 1942, durante la Seconda guerra mondiale, la situazione si ripropose, ma qualcosa era cambiato. Il Compartimento di Roma assunse, tramite concorso pubblico, un buon numero di “addette straordinarie”. Era le future telegrafiste FS. Con il termine “straordinarie” si sottolineava da un lato ancora una divisione netta: soltanto alcune mansioni potevano essere dedicate alle lavoratrici. Dall’altro si evidenziava che questa nuova figura professionale non era presente nel “Regolamento per il personale”. Presto le addette furono affiancate dalle “contrattiste”, alle quali erano dedicate mansioni di ufficio, e che erano state costrette a firmare un contratto a tempo che non permetteva alcuna rivalsa giuridica.  

Il D.L. 667 del 1947 finalmente sanò questa situazione, stabilendo la sistemazione in ruolo delle “contrattiste”. E nel 1952 un analogo D.L., il n. 1844, sistemò anche la situazione delle “addette straordinarie”. D’altra parte, la Costituzione Italiana nel 1948 aveva ben sottolineato che ai due sessi doveva essere riconosciuta equità di diritti.  

Ormai le FS non erano più un anacronistico feudo maschile, tanto che negli anni ’50 si sviluppò il fenomeno delle “cottimiste”. Un gran numero di donne fu assunto con la sola mansione di copiare tramite macchina da scrivere Olivetti i documenti amministrativi e la corrispondenza d’ufficio. Erano pagate a prestazione, ma garantivano una presenza assidua all’interno delle sedi FS.  

Nel 1963 fu sistemata anche questa situazione: dopo aver superato un esame di dattilografia le “cottimiste” entrarono in ruolo.  

Sempre in questo periodo lo stato giuridico dei dipendenti FS variò, permettendo l’accesso ai concorsi anche alle persone di sesso femminile. Intanto la legge n.66 del 1963, per la prima volta, stabilisce che “la donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici compresa la magistratura, nei vari ruoli, carriere, e categorie, senza limitazioni di mansioni e di svolgimento della carriera”. Le FS si adeguano: dal 1967 viene eliminata ogni discriminazione tra sessi nei concorsi banditi. E nello stesso anno entrano in servizio le prime capostazione. Ma già nel 1964 un tabù era stato cancellato: l’ing. Ludovica Manganella entrava a ricoprire un ruolo direttivo in un settore ad alto contenuto tecnologico dell’organizzazione FS, dando avvio a una lunga carriera all’interno delle Ferrovie dello Stato e aprendo la strada ad una crescente schiera di quadri e dirigenti donne che tanto hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo delle ferrovie italiane.